L’eterna guerra dei signori e dei cafoni in un racconto insolito, pulp, davvero da scoprire

In Cinema

Davide Barletti e Lorenzo Conte, già autori insieme di “Fine pena mai” e “Ritratto di Ettore Scola”, costruiscono un’affascinante epopea salentina che vede un’arcaica lotta tra figli di ricchi e figli di poveri: a metà tra due classici, uno di cinema dei ragazzi (“La guerra dei bottoni”) l’altro di ribellione adolescenziale (“La rabbia giovane”). Il tutto ambientato, grazie a una fotografia ricercata, in un mood di cielo e d’acqua, dove un affiatato gruppo di giovani attori presi dalla strada dà il meglio di sé

È un Salento inedito quello che accoglie la millenaria lotta cafoni – signori. Un’isola di Peter Pan all’incontrario, in cui i figli dei più poveri pescatori e agricoltori combattono da generazioni e generazioni i signori, incarnati ora da rampolli di casate che da tempo immemore considerano la loro terra e chiunque vi transiti di loro proprietà. Così in La guerra dei cafoni, un’amara commedia fantastica portata sul grande schermo a partire dall’omonimo libro di Carlo D’Amicis per il debutto nel settore audiovisivo di Minimum Fax, una lotta senza senso è la ragione dell’esistenza di due dozzine di squinternati ragazzi di vita, attori che i registi/sceneggiatori Davide Barletti e Lorenzo Conte (insieme hanno girato Fine pena mai, 2008 e Ritratto di Ettore Scola, 2011, mentre Barletti da solo ha portato a Venezia nel 2015 Il paese dove gli alberi volano, firmato insieme a Jacopo Quadri, montatore di La guerra dei cafoni) hanno preso dalla strada con risultati pressoché straordinari.

 

A benedire l’opera è un prologo squisitamente medievale in cui Claudio Santamaria, uno dei pochissimi adulti dell’opera, è l’antesignano dei signori, il quale, dopo aver colto un ragazzino cafone nell’atto di bere dal suo pozzo, lo uccide sotto gli occhi del padre. Dal quel momento la vicenda si sposta al 1975, in un piccolo paese del Salento, dove i cafoni, guidati dallo spigoloso Scaleno (Donato Palermo) si scontrano coi signori, reverenti al fascinoso Angelo, da loro idolatrato come Francisco Marinho (Pasquale Patruno) dal nome di un famoso calciatore brasiliano dell’epoca, noto anche per la sua mondanità.

Incapace di zittire il cuore con la “ragione”, il piccolo tiranno si innamora di una cafoncella, Mela (Letizia Pia Cartolaro), il che gli complica molto le relazioni con la sua banda, e proprio quando pareva che le cose stessero cambiando, fra le schiere dei cafoni arriva Cugginu (Angelo Pignatelli), ignorante ma più abbiente, che porterà i suoi soldati alla guerriglia finale.

Pulp e grottesco sono le cifre stilistiche di una vicenda in cui il paesaggio contribuisce a creare una vera e propria isola fuori dal tempo: al mare e ai trulli vengono favoriti scenari millenari, aperti e al tempo stesso intimistici, lagune metafisiche, boschi fatati. Una fotografia ricercatissima (opera di Duccio Cimatti) lusinga lo spettatore con panoramiche di cielo e terra che ricordano le nature peccaminose di La rabbia giovane di Terrence Malick, con cui la pellicola di Barletti non condivide solo gli scenari bucolici e la giovane età dei protagonisti.

cafoni

E molto interessante è il gioco linguistico introdotto da Barletta e Conte, che incrociano gli idiomi che si perdono nell’alba dei tempi e quelli degli anni ’70, al punto che il film è sottotitolato, prima per la presenza di un greco bizantino che ancora vive in alcune reminiscenze dialettali, poi di un dialetto strettissimo, primo elemento distintivo fra la classe dei cafoni e quella dei signori, che parlano invece italiano e masticano un poco di inglese.

Nonostante l’ambientazione quasi fantastica e la presentazione di un quotidiano distopico, immaginario, che si colloca in una realtà senza una vera identificazione temporale, La Guerra dei Cafoni non ha nulla da spartire con la fantasy, condividendo invece molto con la visceralità della letteratura, di cui non rinnega i natali. Sessant’anni dopo le razzie di bottini, stringhe e bretelle de La guerra dei bottoni, cui i cafoni stringono l’occhiolino fin dal titolo, ci si allontana dai formalismi del cinema con e per i ragazzi, grazie ad un folklore agrodolce, ricco di dettagli succulenti e liturgie pulp. Da non perdere.

La guerra dei cafoni di Davide Barletta e Lorenzo Conte, con Letizia Pia Cartolaro, Alice AzzardiDonato Paterno, Pasquale Patruno, Piero Dioniso, Angelo Cucinelli, Pierpaolo Donno, Gaetano Fiore, Leonardo Morello, Claudio Santamaria, Ernesto Mahieux 

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