Luigi Ghirri e Andrea di Marco, tra scirocco e tramontana

In Arte

“Dialogo non intercorso”, la mostra di Luigi Ghirri e Andrea di Marco a cura di Angela Madesani alla Galleria Giovanni Bonelli di Milano, è un dialogo intenso e poetico tra le opere di due artisti straordinari che non si incontrarono mai, ma che hanno molte cose da raccontarci.

C’era una volta un signore che amava girare, in pieno inverno, tra spiagge e parchetti, per cercare di scoprire il segreto del brivido che provocano una crepa, un cespuglio o una giostrina in una spiaggia deserta, quando per caso l’occhio ci si posa. E allora lui, che si chiamava Luigi, l’occhio ce lo faceva cadere apposta, su quegli squarci di indicibile gioia che l’infraordinario ha il potere di evocare, e lo faceva passare per l’obiettivo della sua macchina magica affinché anche noi, che a quel freddo e a quei cespugli siamo assuefatti dal ritmo del quotidiano, potessimo accorgercene.

C’era una volta un ragazzo, simpatico e dolce, che amava fare le stesse cose del signor Luigi, e andava in giro a cercare strappi della vita, oggetti ai margini, cespugli e giostre, solo che lo faceva al sud, al centro del mare grande, nella sua città affacciata al sole e al mito. E anche lui, che si chiamava Andrea, quel mito lo sapeva riconoscere nell’infraordinario e, perché nessuno dovesse privarsene, ce lo faceva vedere con la magia dei suoi colori impregnati di luce e di calore.

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Luigi Ghirri, Sassuolo, 1973, dalla serie Kodachrome
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Andrea Di Marco, Apecasse L11, 2010

Luigi Ghirri è stato uno dei nostri più grandi fotografi e ha lasciato un segno, non solo nel suo lavoro ma anche in quello di chi è venuto dopo di lui e non ha potuto non assorbirne lo sguardo. La sua fotografia è cosa liquida, ariosa, intrisa di percettibilissimo rumore bianco, del silenzio del vento che ti riempie le orecchie e annulla ogni altro rumore. Brividi a fil di pelle sgorgano da visioni cristalline di frammenti del mondo, che strappano il velo di banalità che avvolge le cose, arrivando vicino al sogno che è la vera essenza del reale.

Andrea Di Marco era un pittore di razza, solido nel gesto e nella materia, potente e profondo senza bisogno di alcuna velleità di rinnovamento linguistico. Come un romanziere russo, che raccontando un mondo noto ne rivela le sfaccettature più nascoste illuminandolo di una luce completamente nuova, così la sua pittura è un’epifania di luce e di calore, atmosfera avvolgente e irresistibile che eleva un lenzuolo steso, un luna-park o una poltrona sfondata a chilometri di altitudine, in un’aura di disperata bellezza e inspiegabile verità, che sorprende come il trucco di un prestigiatore abilissimo.

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Luigi Ghirri, Modena, 1980, dalla serie topographie-iconographie
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Andrea Di Marco, Isola (Saturn), 2011

Brezza romagnola di inizio inverno. Vampate siciliane d’agosto. Gli stessi soggetti, dialogando, sprigionano climi opposti, tramontana e scirocco che, scontrandosi, creano una turbolenza emotiva straordinaria, superiore e diversa da quella che, già separatamente, provocano. Stordimento caldo e brivido freddo nello stesso istante e luogo, come ad essere seduti davanti a un fuoco con la schiena rivolta al campo innevato. Eccitazione e nostalgia. Solitudine e pienezza. Non più dall’uno o dall’altro, ma assieme, nel mezzo, dove si trova chi guarda. Un’esperienza vera, emozionante.

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Luigi Ghirri, Porta Romana con tram, 1986; Andrea Di Marco, Strettoia, 2005-2006

Luigi e Andrea non si conoscevano. Ghirri ci ha lasciati ormai più di vent’anni fa. Di Marco esattamente quattro, lasciandomi con il vuoto atroce di non poterlo abbracciare alla prossima occasione, che non ci sarebbe più stata. Non eravamo propriamente amici, io e Andrea. Ma c’era un’istintiva e reciproca simpatia, che incastrava in attimi di trascurabile felicità la mia esuberanza e la sua pacatezza sorniona. Ho pianto molto quando se n’è andato, quasi lo faccio ora mentre ne scrivo. Non sapevo niente di lui. Ma sapevo tutto, dalla luce e dal calore che ancora brillano dalla sua pittura, consolandomi.

 

Dialogo non intercorso. Luigi Ghirri e Andrea Di Marco, a cura di Angela Madesani, Milano, galleria Giovanni Bonelli, via Porro Lambertenghi 6, fino al 30 dicembre 2016.

Immagine di copertina: Luigi Ghirri, Lido di Spina, 1973, dalla serie Kodachrome