Duetti italiani

In Cinema

Doppia coppia di star maschili per la commedia (un po’ drammatica) “Croce e delizia” di Simone Godano, storia di una love-story gay tra due maturi padri di famiglia osteggiata dai figli, e il dramma (con venature sorridenti) “Domani è un altro giorno” di Simone Spada, remake fin troppo fedele del fortunato “Truman”, in cui l’imminente morte di uno dei due rinsalda un lontano ma solido rapporto

Duetti italiani 1/Gassmann e Bentivoglio come non li avete mai visti: innamorati

L’amore è uno dei temi più trattati nel mondo del cinema. L’amore in tutte le sue forme: dolce, appassionato, spietato, ma anche violento, imposto, dimenticato. Negli ultimi anni, tra i sottogeneri dei film d’amore si è aggiunto quello legato ai temi LGBTQIA+. A partire da I segreti di Brokeback Mountain, passando per Laurence Anyways, Mine vaganti e finendo con Chiamami col tuo nome (per nominarne alcuni, ma il numero reale è molto più alto), le storie d’amore omosessuale hanno portato al cinema milioni di spettatori in tutto il mondo.

Croce e Delizia, il nuovo film di Simone Godano, è un moderno Promessi sposi in versione gay. Due uomini ormai maturi, Tony Castelvecchio (Fabrizio Bentivoglio) e Carlo Petagna (Alessandro Gassmann) si amano moltissimo, al punto da volersi sposare. Per le loro famiglie, però, questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai. I Petragna sono una famiglia di pescatori molto unita, ma soprattutto legata alle tradizioni, i Castelvecchio, una famiglia aperta a tutto, ma allo stesso tempo narcisista e non molto unita. Quando i parenti della coppia vengono a contatto, ne succedono di tutti i colori: come possono due mondi così diversi andare d’amore e d’accordo? Ma soprattutto, perché i due papà, adesso, si sono messi in testa un matrimonio?

Il film narra di una vacanza in cui cambia tutto, perché i figli scoprono un lato dei genitori di cui non erano a conoscenza, facendo un viaggio parallelo dentro loro stessi e scontrandosi con una realtà difficile e colma di pregiudizi. Di cui si rendono interpreti i due figli maggiori, Sandro Petagna (Filippo Schicchitano) e Penelope Castelvecchio (Jasmine Trinca), che non riescono ad accettare il matrimonio: insieme pensano a un piano per sabotarlo, ma senza tenere conto delle conseguenze.

Croce e Delizia è proprio questo, una commedia che ci delizia con battute e momenti di ilarità sottile e ci fa riflettere su una cosa assai importante nella vita: l’amore può essere bellissimo, intenso, passionale, ma può anche diventare una croce da portarsi dietro quando non viene compreso da chi ci ama di più. E Godano é riuscito a rendere credibile la storia sentimentale di questi due uomini, all’apparenza improbabile, grazie a un gioco di sguardi tra i due attori e ai forti primi, e primissimi piani, che avvicinano l’attenzione dello spettatore alle emozioni dei personaggi.

È un film che trasmette un sentimento comune a tutti i protagonisti, e anche a chi guarda: l’incertezza. Come andare avanti, chi scegliere, come gestire una famiglia già matura e avanti negli anni, come fare a cambiare tutto. Ma, soprattutto, è un film che ci mostra una storia vera, che potrebbe capitare (e capita) a molte famiglie italiane. È un racconto profondamente realistico, attuale, importante. È una pellicola da non perdere, un punto di partenza per una riflessione interiore che deve andare oltre i pregiudizi, l’ilarità e le incomprensioni dei personaggi. Un punto di partenza per l’accettazione reciproca, che spesso manca, rendendo le persone insicure: come i nostri protagonisti che non riescono, se non all’ultimo momento, a raccontare il loro amore.

Croce e delizia, di Simone Godano, con Alessandro Gassmann, Fabrizio Bentivoglio, Jasmine Trinca, Filippo Scicchitano, Rosa Diletta Rossi, Lunetta Savino, Fabio Morici

Martina Toma

 

Duetti italiani 2/ Giallini e mastandrea l’amicizia è per sempre

In Domani è un altro giorno di Simone Spada, Giuliano (Marco Giallini) è un attore che ha costruito il suo rapporto col mondo sotto il segno di una spiccata vocazione istrionica e si esprime con un’esuberanza incontenibile, una grande capacità di improvvisazione, un gusto cinico per la battuta salace e forse in fondo una buona dose di superficialità. Tommaso (Valerio Mastandrea) è l’esatto contrario: taciturno, metodico, introverso, sempre un passo indietro rispetto al mondo e a quell’amico fin troppo intraprendente. Legati da sempre ma separati da tanti anni – il primo è rimasto a Roma, il secondo vive e lavora in Canada – si ritrovano perché Giuliano ha scoperto di avere una malattia che non lascia scampo: e, in perfetta consonanza con il suo carattere battagliero, ha deciso che non saranno i medici a decidere come passerà l’ultimo periodo della sua vita. Una scelta che metterà anche Tommaso davanti a una sfida difficile. I due amici avranno soltanto quattro giorni per parlare e confrontarsi, riannodare i fili del passato e provare a immaginare quel che resta del futuro. Ma non saranno soli: con loro, presenza ingombrante e commovente, c’è sempre Pato, cagnolone gentile che si dovrebbe cercare di dare in adozione, vista la situazione: ma l’impresa sarà ovviamente tutt’altro che facile.

Per il suo secondo film, Spada non si è preso molti rischi, affidandosi a uno script collaudato, quello di un film dello spagnolo Cesc Gay assai premiato e di notevole successo, arrivato anche nelle sale italiane tre anni fa con il titolo Truman – Un vero amico è per sempre, una commedia agrodolce che riusciva a proporre riflessioni non banali sulla morte e la vita scansando ogni retorica e tenendosi a distanza da facili forme di pietismo (Ricardo Darìn e Javier Càmara i due protagonisti). Una buona sceneggiatura che viene ripresa tale e quale, introducendo variazioni minime e rispettando dall’inizio alla fine il tono tragicomico, struggente eppure sorridente, dell’originale. Che si tratti di un remake è dichiarato, ma a ben guardare sembra quasi di trovarsi di fronte a una copia carbone del primo film, in cui scena dopo scena si assiste all’eterno ritorno dell’uguale. E davanti a operazioni di questo genere – sempre più frequenti nel cinema italiano – appare un po’ difficile guardare con ottimismo al destino della nostra industria cinematografica.

Ciononostante, Domani è un altro giorno merita la visione perché l’alchimia che si crea sullo schermo fra i due protagonisti è davvero prodigiosa. Se Mastandrea conferma ancora una volta le sue doti di interprete sensibile, capace di dipingere personaggi memorabili senza mai alzare il tono, e giocando sempre mirabilmente di sottrazione, Giallini rinuncia per una volta alle sottolineature un po’ sopra le righe (in cui peraltro è di solito bravissimo) per restituire con grande misura il ritratto commovente, ma mai disperante, di un uomo che di fronte alla prospettiva della morte imminente è capace di rivendicare ancora e sempre le ragioni della vita.

Domani è un altro giorno di Simone Spada, con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Anna Ferzetti, Andrea Arcangeli, Jessica Cressy

Marina Visentin