Andrea Contin, l’estetica sospesa del conflitto

In Arte

Epochè, mostra dell’artista Andrea Contin a cura di Andrea Kvas, è in corso fino al 3 maggio alla Farmacia Wurmkos di Sesto San Giovanni, luogo storico della sperimentazione per artisti con e senza disagio psichico. La mostra, che presenta tre lavori in stretto dialogo tra loro, è parte della rassegna WAM, a cura di Simona Bordone e Pasquale Campanella, che Farmacia Wurmkos dedica agli artisti che con loro hanno collaborato negli oltre trent’anni di attività

Epoché – concetto che rievoca la sospensione di giudizio professata dagli antichi filosofi Scettici nonché la filosofia di Franco Basaglia nei confronti della malattia mentale – è il titolo della mostra di Andrea Contin curata da Andrea Kvas alla Farmacia Wurmkos di Sesto San Giovanni. Una mostra lineare e potente, che porta in sé e nelle sue forme il suo stesso concetto, senza bisogno di didascalie né di spiegazioni.

In mostra tre lavori, il cui carico arriva al limite espressivo grazie a un allestimento equilibrato, che permette il dialogo ed evita la ridondanza e la retorica. Agonia, opera d’entrata con la sua grande pedana in legno, è la chiara lotta tra due entità, un trapano elettrico e un serpente di legno, che nello scontro appaiono fuse in un’unica espressione vitale. Ai lati, come due contrappunti, Frozen Rot, enorme poster che riempie l’intera parete con una banana ormai marcita ma tenuta in sospeso tra la vita e la morte dal congelamento, e Zero, pila di pietre in equilibrio precario sopra una bilancia meccanica, che raggiunge la leggerezza accettando e sostenendo il peso.

È un urlo sordo, quello che strappano all’osservatore le opere di Andrea Contin. Un’estetica nuda, che non cerca effetti, né la pericolosa caduta nello stile. Essenziale. Una sinfonia di opere che rigetta l’aulico e la menzogna per dare spazio a se stessa. L’intelligenza dei lavori di Contin sta proprio in questo. Un ossimoro se guardati con l’occhio dell’arte dell’inganno e dello spettacolare: l’opera è quello è, si presenta nella sua nudità sconcertante, e non c’è nulla di più sconcertante dell’attestazione della coincidenza tra significato e significante.

Visibile, vigile e presente la dialettica tra vita e morte, per dirla in termini semplici; più nello specifico, peso nullo, marciume in putrefazione liminale, cul de sac rumorosi, in costante ricerca d’equilibrio. Un sovraccarico di senso che rende necessario applicare una sospensione momentanea del giudizio – la stessa epoché del titolo – prima di entrare e scorgere quel serpente in legno dipinto di rosso applicato ad un avvitatore. Ipnotizzante ed irritante, quel rettile entra nelle pieghe delle lotte interiori, della struttura, del richiamo alla vita, del ripiegamento su se stessi. Ad ogni tonfo, che lascia sulla pedana un segno, corrisponde uno scivolamento disperato, gioiosamente sofferente. Una sintesi ironica e tragica assieme, capace di scuotere, come un mantra, il velo del giudizio più subdolo ed intimo, che chiede all’osservatore di mettersi in ascolto per cogliere le criticità del proprio vissuto, gli inceppamenti del proprio sistema di pensiero macchinoso.

Perfettamente calato nella contemporaneità, il lavoro di Contin si fa portatore di un suggerimento prezioso, che sussurra l’anti-ideologia del fenomeno. Una mostra che è un atto performativo e formativo a tutti gli effetti, in cui la capacità narrativa dell’autore riesce a regalare una visione complessiva integra, che ha il sapore dell’evento, in cui teoria e prassi coincidono. In questo luogo – che è il covo della ricerca di un senso dell’atto creativo, liberato finalmente dai concetti di utilità e novità e non accostato ai deliri patologici né alle arguzie del genio – il discorso di Andrea Contin nel suo insieme si presenta di vitale importanza nel dibattito culturale attuale, stanco e intriso di deliri scientisti. Epochè: sospendere il giudizio, cercare lo zero passando dallo sfiancante e al contempo vitale esercizio del conflitto. E non sta a me ricordare quanto sia fondamentale quest’ultimo per un sociale che voglia far propria una dimensione democratica, dell’arte e della vita.

 

Andrea Contin, Epochè, a cura di Andrea Kvas, Farmacia Wurmkos, Sesto San Giovanni, fino al 3 maggio 2018