Classica e jazz per 8 stagioni (comprese le mezze)

In Musica

Una scommessa interessante: unire musica barocca e afroamericana. Vinta da Sonig Tchakerian e Pietro Tonolo

Nel marasma di newsletter che ogni giorno affollano la mia casella di posta elettronica, la scorsa settimana mi ha incuriosito la segnalazione di un CD: Seasons and mid-seasons. Ma come? Le solite, intramontabili, nazional-popolari, trite e ritrite quattro stagioni di Vivaldi?

Lo ammetto: ero anch’io tra quelli che intimamente pensavano che con la registrazione Berliner-Karajan del 1984 e la più recente versione filologica di Pinnock si fosse ormai detto tutto, e invece…

Nel nuovo cd della Decca sono protagonisti due musicisti di primissimo piano: Sonig Tchakerian, violino solista e concertatore dell’orchestra di Padova e del Veneto, e il sassofonista Pietro Tonolo. Un duo inusuale per un’ambizione inusuale: unire barocco e jazz nello stesso disco. Ogni stagione viene inframezzata da una mezza stagione, un momento musicale nel quale Tonolo, partendo dal mondo vivaldiano, prende poi la tangente verso la terra degli standard e dei pattern.

Mi torna immediatamente alla mente un concerto a cui ho assistito qualche anno fa in Conservatorio. Il pianista Andrea Lucchesini presentava un programma nel quale alternava sonate di Scarlatti e klavierstucke di Stockausen. L’accoppiata è oggi molto diversa da allora ma il risultato è identico: la possibilità di riconsiderare in una nuova prospettiva, come se li ascoltassi per la prima volta, brani che mi sembravano, in uno scenario quasi picassiano, già inquadrati da tutte le angolature.

È in questo modo che riscopro la vicinanza tra due generi tanto lontani nel tempo quanto più vicini del previsto nella sostanza. I percorsi di Tonolo rimettono in luce il carattere tipicamente improvvisativo del repertorio barocco: vengono in mente i bassi numerati, che il clavicembalista interpreta a suo piacimento estemporaneamente durante l’esecuzione. Per carità, tutto il resto è musica scritta nota per nota alla quale però niente e nessuno leva un profumo di spontaneità e immediatezza pur nello stringente campo d’azione tonale settecentesco.

E al contrario, il dialogo con l’orchestra mette una volta per tutte l’accento su quello che è in realtà il mondo jazz: improvvisazione sì ma all’interno di una struttura non meno restrittiva di quella classica.

Emblematico il raffronto tra la grandiosa tempesta dell’Estate, intepretata con energia e modernità da Tchakerian e orchestra, e la Tempesta di Tonolo, un moto continuo che prende corpo su un pedale tenebroso di archi, in cui l’improvvisazione è in modo evidentissimo relazionata agli “standard” vivaldiani e all’armonia proposta dall’ensemble che accompagna.

Insomma, quello che a prima vista poteva sembrare un’operazione di marketing di una discografia arrivata alla frutta, si rivela invece un’opportunità vera per la riscoperta di un’opera tanto inflazionata.

Pietro Tonolo, Sonig Tchakerian, Orchestra di Padova e del Veneto –  Vivaldi, Seasons and mid-season (Decca)

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