Città Balena, quando il teatro “mangia” la città

In Teatro

Città Balena: Teatro i consegna l’arte nelle mani dei cittadini, mescolando drammaturgie, testi e autori per una suggestiva rassegna d’inizio stagione

Città Balena è il progetto cannibale di un teatro che vuole mangiarsi la città.

Una città che è spazio di attraversamento e di ritrovo, di scambio e di vita.

Una città che è la pancia buia di un cetaceo delle fiabe, ma anche rifugio, ventre caldo e nutrimento.

 

Recita così l’intestazione sul sito Internet del progetto Città Balena. Una premessa “rapace”, che lascia intendere come saranno molteplici le identità che si incontreranno sul palco del teatro I: in via Gaudenzio Ferrari la stagione si apre con la riproposizione, per il terzo anno consecutivo, del format Città Balena.

Un format intrusivo, per l’appunto, ma in maniera benefica: contempla diversi modi di strutturare e immaginare il teatro dentro e fuori i suoi spazi fisici e mentali, concretizzando un unico teorema: Milano è davanti a noi. E il teatro I, il progetto Città Balena e l’arte performativa in generale devono nutrirsene, occuparne mentalmente ogni spazio, regalarne ogni centimetro a chi la vive.

Sul sito si legge inoltre:

Teatro i ora non ha solo un palcoscenico, ne ha cinque, dieci, cento: nelle strade, nelle case, negli uffici, nei negozi

a voler marcare, senza possibilità di ritorno, un viaggio a latitudini infinite, che ci vede tutti protagonisti.

Spalmate lungo tre settimane di programmazione, arrivano occasioni drammaturgie e sceniche perfettamente in linea con l’organismo di via Gaudenzio Ferrari: Irene Ivaldi è corpo e soprattutto voce scomoda e protagonista del Giro di vite ripensato da Valter Malosti, che immerge il capolavoro di Henry James in una dimensione sonorizzante, durante un’ora di coinvolgimento puro per il pubblico. In perfetta armonia con la simpatica ideologia di Città Balena, la storia diventa qui “faccenda” di tutti: ognuno è chiamato a pensare la sua.

 

E poi ancora spazio alla performance di ispirazione (e non solo) manuale, con Calcografia, esibizione guidata da Circolo Bergman e ispirata all’opera dello stampatore d’arte Giancarlo Migliavacca: un torchio e delle immagini scatenano provocazioni mentali nello spettatore.

Il format ha anche modo di ospitare le Metamorfosi (foto in basso) di Ovidio formulate da Fortebraccio Teatro, che piombano sul palco della rassegna in 9 episodi diretti da Roberto Latini, o ancora Sorry Boys di Marta Cuscunà – teste mozze sul palco per evocare un patto di maternità tra adolescenti in apparenza molto singolare.

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«Ciascuno è fabbro della propria esistenza» potrebbe essere l’anti-mantra della performance di CAMPOVERDEOTTOLINI, Di a Da: uno spettacolo sulla “deresponsabilizzazione” dell’io, un canto a voce unica (quella di Marco Ottolini), alle prese con un mondo di fantocci e illusioni, abilmente diretto da Elisa Campoverde).

Si chiude con collettivo snaporaz, che propone invece il suo Heartbreak Hotel – appunti per un’installazione, seguito ideale dei precedenti lavori del gruppo, dedicati alla sperimentazione sugli spazi e sui luoghi, e sulle conseguenze che possono avere sui sentimenti umani.

Modi diversi di fare teatro, tutti volti a stimolare lo spettatore; Città Balena è un calderone voluto, un grosso contenitore di suggestioni ed eccitazione in seno a una città troppo grande per non sognare. E il teatro, in questo, non può che aiutarla.

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Foto di proprietà di Città Balena Teatro I e Futura Tittaferrante 

 

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