Professore, ma cos’è oggi l’ignoranza? Gassmann e Giallini bravi ma sprecati

In Cinema

Alessandro, che insegna matematica solo con le app, è un vanesio latin lover, in realtà e nella Rete; Marco, austero italianista, declama Foscolo in classe e non ha neanche lo smartphone. Hanno un serio conto in sospeso giovanile, la dolce Nina, e si ritrovano tanti anni dopo, faccia a faccia a muso duro davanti agli studenti del loro liceo. Massimiliano Bruno riunisce per la terza volta una strana coppia di cavalli di razza del cinema italiano

Beata ignoranza di Massimiliano Bruno è una commedia leggera sui rapporti interpersonali, le relazioni umane e il modo di comunicare nell’era di Facebook e delle chat. Filippo (Alessandro Gassmann) ed Ernesto (Marco Giallini) sono due docenti di scuola superiore, con un carattere, una personalità e delle abitudini completamente opposte. Ex amici diventati acerrimi nemici per una questione di cuore che si chiama Marianna (Carolina Crescentini), si ritrovano dopo molti anni a insegnare nello stesso liceo.

Filippo è un “animale informatico”, perennemente “on line” e in costante comunicazione con i suoi follower. Sfrutta Internet e il potenziale dei social network per affermare la sua natura basata su qualità comunicative certe. Sicuro del suo fascino spensierato, seduttore seriale sui social come nella vita reale, è in grado di gestire con facilità i suoi studenti facendo usare loro una app creata da lui per risolvere i calcoli di matematica. Per Filippo, le nuove tecnologie sono strumenti che migliorano la vita reale: “lo smartphone è un’estensione del nostro cervello”, dice sereno ai suoi studenti durante una lezione di matematica.

Ernesto invece, acerrimo nemico del web, è un severo, rigoroso conservatore, senza computer nè smartphone. Trascorre il suo tempo dedicandosi alla lettura e si vanta di essere fuori dalla Rete, che vede solo come un disturbo, un’interferenza negativa nella nostra quotidianità, un’ondata ingestibile di “faccine, mi piace, condividi, foto bizzarre, contenuti vuoti e superficiali”, che distrae e isola. Non comprende e non condivide quella fretta di leggere ogni aggiornamento, su più canali, la smania di dimostrare la presenza e la capacità di gestire ogni singola interazione. L’esigenza di essere connesso ma non essere al mondo.

Questa netta diversità li porta spesso a discutere, anche animatamente: proprio durante una loro accesissima disputa sull’uso e l’importanza di internet davanti agli studenti, uno dei ragazzi decide di filmarli e caricare in Rete il video, che subito si rivela un successo, visualizzato da migliaia di utenti. Tra i quali c’è Nina (Teresa Romagnoli), che con loro ha un rapporto davvero stretto e particolare, e prende spunto da quella vicenda per coinvolgerli in un esperimento: per due mesi Filippo dovrà uscire dalla Rete e abbandonare lo smartphone, mentre Ernesto dovrà avvicinarsi al pc e al mondo dei social, imparando a usarli. Il singolare esperimento, ovviamente causa di infiniti guai, alla fine cambierà la loro vita aiutandoli a trovare un equilibrio tra l’essere e il poter essere, la realtà fisica di cui l’uomo fa biologicamente parte e quella realtà virtuale, assorbente e parallela, che è oggi tangente e in continuo divenire.

Nel cercare di mettere in scena l’impatto del web e dei social media sulla qualità delle nostre relazioni, Beata ignoranza manca però di una sceneggiatura omogenea e, in alcuni momenti, di ritmo. Nessuna suspense, nessuna risata, nessuna ripresa particolare che dia un taglio originale a un film con un’idea di fondo molto attuale, e anche interessante, ma che si rivela povero e scontato. I personaggi rappresentati non hanno gran spessore e la drammaturgia raggiunge momenti alti solo quando Ernesto recita Ugo Foscolo ai suoi alunni, per poi ricadere nell’ovvio, restando intrappolata nella rete dei luoghi comuni e delle situazioni ordinarie. La regia è piatta, priva di una sua cifra stilistica e l’uso, direi anche l’abuso, dell’interpellazione innesca qui l’effetto contrario: allontana, crea un distacco piuttosto che immergere nella storia, coinvolgere emotivamente lo spettatore, il quale prende le distanze, si dissocia da quella beata ignoranza che oltretutto si rivela oggi, a mio parere, datata, superata.

L’unico punto di forza del nuovo film di Massimiliano Bruno sono Gassmann e Giallini, ironici, brillanti come sempre, per la terza volta insieme al cinema dopo  Se Dio vuole Tutta colpa di Freud: si confermano una coppia cinematografica riuscita, nonostante le diversità, che si rivela ben equilibrata e in sintonia.

Beata ignoranza di Massimiliano Bruno con Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Carolina Crescentini, Teresa Romagnoli, Valeria Bilello.

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